La
sedicesima stagione di
Tempesta D'Amore sta per prendere il via anche in Italia e di fatto è praticamente come se fosse già iniziata; le critiche sono già state parecchie, più che altro dovute alla
riproposizione di Florian Frowein con un personaggio diverso e ciò Tim Degen ma a ben vedere il problema sembra essere più profondo. Il recast dell'attore è davvero l'ultimissimo dei problemi.
Perché creare una storia tanto complicata per dare un gemello a Boris? C'erano sicuramente strade più semplice da prendere, magari altrettanto inverosimili ma era proprio necessario mettere in scena una Thailandia che non esiste, praticamente una sorta di terzo mondo, dove negli Anni 90 un ginecologo non sapeva nemmeno distinguere un parto standard da uno gemellare, dove sempre secondo gli autori non era possibile effettuare un'ecografia, strumento diagnostico nato vent'anni prima.
Non parliamo poi di bambini che lavorano nelle piantagioni, altro segno che si è esagerato, proponendo una realtà che esiste in altre zone del mondo ma non in quella e non con quelle modalità comunque. Vogliamo poi sottolineare il cambio di look di Boris per sottolineare una differenza tra lui e Tim che era già abbastanza evidente grazie ad una parrucca, altra trovata davvero arretrata. Altro che ecografie nel sud-est asiatico.
Insomma, i presupposti della stagione sono a dir poco surreali perfino per una soap, un po' spinti ed in qualche caso capaci di lanciare messaggi pericolosi e fuorvianti. E' vero che questo verrà dimenticato col tempo, perché da Tempesta D'Amore si cerca la qualità della storia d'amore e di tutto il contorno caratterizzato da intrighi e dalle vicende dei personaggi secondari ma si poteva fare meglio e di più per dare uno slancio alla stagione e forse anche per questo il capo-autore è cambiato proprio quando questa fase è stata messa a punto in Germania. Speriamo quindi che in futuro vengano evitati scivoloni così che solo chi coltiva una passione smisurata per la coppia protagonista , o per l'attore, può fingere di non vedere.
